Due anni al Parlamento con il MoVimento 5 Stelle

Due anni in Parlamento con il MoVimento 5 Stelle - Francesca Flati
Primo giorno in Parlamento, 23 marzo 2018

Riflessioni sul buon governo e qualche vaffa finale

Il 23 marzo del 2018 ho preso posto per la prima volta nell’emiciclo del Parlamento, dando ufficialmente avvio al mio incarico di Portavoce dei cittadini presso la Camera dei Deputati. Da lì a pochi mesi è nato il primo Governo a 5 Stelle. Per celebrare questo anniversario, questi due anni in Parlamento con il MoVimento 5 Stelle, voglio raccontarvi la mia esperienza e fare qualche riflessione insieme a voi.

Esattamente due anni fa entravo alla Camera per la prima volta come deputata. La prima seduta della XVIII legislatura è stata convocata per il 23 marzo 2018. All’ordine del giorno: la votazione per la Presidenza d’Aula. Ancora non sapevamo che qualche mese dopo saremmo andati al governo.

Da parte mia c’era ovviamente tanta emozione, ma soprattutto la voglia di contribuire con ancora più forza a quel percorso iniziato 10 anni prima.

Non ho mai pensato, neanche per un attimo che fosse fatta, che fossimo arrivati. Sapevo già che era solo l’inizio. E ancora oggi sento che siamo solo all’inizio. Ad ogni passo è come ricominciare da capo, è tutto nuovo e quindi tutto richiede lo sforzo più grande, quello in accelerazione della partenza. In questi giorni poi stiamo affrontando un’emergenza che sovrasta ogni altro problema, una pandemia di livello mondiale nell’era della globalizzazione, che si somma agli strascichi di una crisi economica decennale mai del tutto superata. 

Ma proprio per questo, per questo scenario drammatico che ci tocca tutti, sono ancor più contenta e – lasciatemi dire – rassicurata che nel Governo di oggi scorra linfa a 5 Stelle, lo vediamo dalle scelte di responsabilità, di coesione e di attenzione verso i più fragili: le azioni e le misure prese sono volte totalmente e solamente al bene dei cittadini.  

Magari molti erano convinti, o sono ancora convinti, che essere al Governo significhi avere la bacchetta magica e poter risolvere decenni di mala gestione in uno schiocco di dita. Non è così, quello non è che il primo passo. Lo è stato per Roma e i municipi di Roma, lo è ora per il Governo nazionale.

Sembra quasi di essere nella ruota del criceto

Sapete cosa significa aver gestito il potere per decenni? Aver potuto creare un sistema a proprio uso e consumo, blindarlo, far credere che non c’era alternativa, che era il giusto modo di amministrare, che l’obiettivo era il bene comune, mentre si perseguiva solo l’interesse personale e dei più potenti?

Noi siamo arrivati proprio in questo contesto.

Un uomo, che di mestiere fa il comico, ha impiegato anni e anni per risvegliare le coscienze e, con l’aiuto dei cittadini più attivi, le informazioni si sono diffuse. Semplici cittadini hanno alzato la testa e hanno deciso di controllare l’operato di chi li stava governando. I cittadini si erano uniti. Era nato il Movimento 5 Stelle. Un treno su cui sono saliti in tanti, nel corso del tempo qualcuno è sceso, qualcuno è rimasto, ma il treno è andato avanti (Beppe lo diceva già allora, forse non tutti capivano cosa intendesse).

Da una parte sembra ieri, da una parte sembra già passata una vita.

Siamo arrivati al governo del Paese grazie a chi ha combattuto 5 anni nelle istituzioni, ma soprattutto grazie a chi per 10 anni ha portato avanti la battaglia sulle strade.

Due anni in Parlamento al Governo: sono solo l’inizio

Arrivare al Governo non è la panacea di tutti i mali, ma senza governo di certo non si costruisce. In questi due anni in Parlamento abbiamo fatto molto. Ma siamo ancora ai piedi della montagna.

C’è chi ha pensato di aver raggiunto l’obiettivo, di avere finalmente a disposizione tutte le armi necessarie per cambiare il “sistema” e in parte è vero: è vero, con il MoVimento 5 Stelle lo stiamo finalmente cambiando, ma abbiamo appena iniziato. Anche perché, evitiamo ipocrisie, parte di quel sistema è fatto proprio dalle nostre piccole, insane, abitudini. Non è sufficiente una legge sul Reddito Minimo Garantito per impedire che qualcuno se ne approfitti. Così come non è sufficiente una legge sul Voto di Scambio Politico Mafioso per impedire a qualcuno di chiedere voti in modo illecito. Non è sufficiente tagliare i vitalizi per eliminare i privilegi che pochi hanno creato a danno di molti. Non è sufficiente intervenire temporaneamente tra le pieghe del Bilancio per risanare le casse di uno Stato spolpato da politiche scellerate e da spartizioni dolose. Quel che è certo, però, è che sono passi necessari e non più rinviabili.

Studiare da dentro questo sistema perverso ti fa capire che un anno e mezzo di lavoro al Governo non è nulla. Ecco, qualcuno ormai si sente orfano, perché sente di non poter più combattere contro qualcosa, oppure pensa che la fortezza sia espugnata e che la sua parte di bottino non sia arrivata come doveva. Di nuovo: quel qualcuno non ha capito che la battaglia è appena iniziata e ha dimenticato che il nostro vero obiettivo non era andare al Governo, ma cambiare la cultura di un Paese soggiogato. Dare l’esempio con le nostre azioni quotidiane, indicare una strada nuova, alternativa, sostenibile (e non solo in tema ambientale).

Due anni in Parlamento al Governo: chi ha ancora la forza (e la voglia) di combattere?

Ci aspettano altri decenni di battaglia, non è ancora arrivato il momento di posare le armi. Chi pensa che ormai non ci sia più niente per cui lottare non ha capito dove si trova, non ha capito che “il sistema” ci ha lasciato in eredità ancora tante sfide da vincere. In alternativa tornerà tutto come prima, anzi peggio.

Basti pensare – è ahimé un argomento sotto gli occhi di tutti in questi giorni – al Sistema Sanitario Nazionale: un tempo fiore all’occhiello italiano, modello per le sanità degli altri Paesi, oggi impoverito da decenni di tagli indiscriminati e dalla frammentazione voluta con il trasferimento della competenza alle Regioni, e nonostante questo ancora in prima linea per affrontare l’emergenza. Una volta chiusa questa crisi, la materia “Sanità pubblica”avrà bisogno di molti anni e molti interventi prima di potersi dire risanata. Bisogna comprendere che minacciare il sistema non basta, vederlo scalfito neanche. Serve una consapevolezza profonda del cittadino, non basta un voto o la ricerca di un posto al sole (quello è il modello che imperversava prima e guardate dove ci ha portato). Serve il cambio culturale, servono ancora tanti anni prima di poterci sentire arrivati.

Oggi celebro i miei due anni in Parlamento: se penso al futuro so che i prossimi anni saranno ancora più impegnativi, quindi chi ha ancora voglia di combattere salga di nuovo sul treno e condivideremo insieme gioie e dolori, chi non è disposto a fare la sua parte si tolga dalle palle una volta per tutte.

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