C’è carenza di presidi medici? il Governo approva un piano incentivi per riconvertire la produzione

Il Governo approva incentivi per convertire la produzione
Immagine dal blog di Beppe Grillo

Emergenza coronavirus: mancano mascherine, tute, guanti, ventilatori polmonari e respiratori. Così il Governo ha approvato un piano di incentivi, le aziende italiane rispondono e scelgono di riconvertire la produzione.

Le filiere locali stanno correndo in soccorso della sanità e riconvertendo la produzione. Camici usa e getta firmati Armani, respiratori a marchio Ferrari, mascherine griffate Gucci, gel disinfettante di Bulgari. No, non è uno scherzo, questa è l’Italia che risponde all’emergenza. Perché fare impresa non vuol dire solo rincorrere il profitto, ma anche e soprattutto contribuire a costruire un’idea di società virtuosa. È questo che distingue un vero imprenditore da un mero affarista.

Così le aziende italiane stanno iniziando a riconvertire la loro produzione. Ma non si tratta solo dei grandi marchi, anche i medi e i piccoli imprenditori si sono uniti contro il coronavirus.

Le misure del Governo

In un’intervista del 24 marzo, Angelo Borrelli (Capo Dipartimento della Protezione Civile) aveva dichiarato che al Paese servirebbero circa 90 milioni di mascherine monouso al mese, e tanti, tantissimi ventilatori polmonari, sollecitando di conseguenza la partenza di una produzione nazionale: «si deve cambiare traiettoria, fare scorte, reinsediare filiere sul territorio».

Per fortuna le imprese si stavano già muovendo. Il 26 marzo è stato lo stesso Domenico Arcuri (commissario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere necessarie a far fronte all’emergenza Coronavirus) ad annunciare che un consorzio di produttori italiani aveva iniziato la produzione. 

Intanto il Governo ha previsto degli incentivi per riconvertire la produzione. Con il decreto Cura Italia ha stanziato 50 milioni da erogare sotto forma di finanziamenti agevolati o a fondo perduto, alle aziende che produrranno mascherine.

Il made in Italy unito contro l’emergenza per riconvertire la produzione

Sono tanti i nomi dei grandi del comparto moda/tessile che si sono mossi per sopperire al disperato fabbisogno di presidi medici. Tra questi il Gruppo Miroglio, Geox, Gucci, Prada, Valentino, Moschino. Addirittura il Gruppo Armani ha comunicato, il 26 marzo 2020, la conversione di tutti i suoi stabilimenti produttivi italiani nella produzione di camici monouso.

Poi ci sono le aziende cosmetiche e del settore Spirits, attive nel fornire materie prime per la produzione di disinfettanti. L’Amaro Ramazzotti invece ha lanciato una vera e propria produzione di gel disinfettante in boccette che ricordano l’iconica bottiglia del marchio.

Ramazzotti ha prodotto disinfettante per mani

E poi c’è il sostegno a quelle aziende che già producevano presidi medici tecnici, ma che erano troppo piccole per soddisfare la valanga di richieste arrivate. E’ il caso ad esempio della Siare Engineering, un’azienda di 35 dipendenti, unica produttrice italiana di ventilatori polmonari con base a Crespellano, nel bolognese. Il personale è stato già affiancato da 25 tecnici specializzati dell’Esercito e intanto 5 aziende del Sud (che producono componenti meccaniche ed elettromeccaniche per il mercato civile e militare dei maggiori player dell’aerospazio, della difesa e del settore navale) si sono messe a disposizione per la produzione. Oltre a loro, l’aiuto arriverà anche dai colossi Ferrari e Fiat Chrysler.

Il modello Puglia per riconvertire la produzione

Intanto in Puglia è stato avviato un iter per la produzione di mascherine, ma non solo. Tra i promotori di questo progetto c’è la senatrice 5 Stelle Patty L’Abbate: «Serve un approccio sistemico, bisogna creare sinergia fra i vari attori, ottenere un circuito, una rete, per riuscire a sopperire al fatto che in Italia non esiste una produzione nazionale di mascherine protettive». La sperimentazione per l’avvio di una “filiera di emergenza” (ma che possa diventare base per un modo futuro di fare impresa) è frutto del lavoro del rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, con la collaborazione della Protezione Civile, del ministro per lo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e dell’Istituto Superiore di Sanità. Una filiera da 192 mila mascherine al giorno, un modello da replicare in tutte le regioni.

Il passo successivo sarà il censimento delle aziende tessili di ogni regione che producono abbigliamento, pannolini e assorbenti o del settore calzaturiero. Da lì partirà la riconversione provvisoria in produzione di mascherine di protezione sotto indicazione diretta dell’Istituto Superiore di Sanità. La Puglia farà da battistrada, con l’obiettivo di avere una filiera in ogni regione.

La maschera da snorkeling di Decathlon diventa un respiratore polmonare

L’idea è tutta italiana  – lasciatemi dire, geniale! –  di trasformare la maschera da snorkeling in una maschera C-PAP ospedaliera per terapia sub-intensiva. Cristian Fracassi, l’ingegnere già noto per aver ingegnerizzato e poi stampato una valvola necessaria ai respiratori dell’ospedale di Chiari, ha messo all’opera il network scientifico, nato per iniziativa del fisico e divulgatore Massimo Temporelli, dando vita a questo ibrido. L’azienda Decathlon ha recepito con entusiasmo la proposta producendo e donando 10 mila maschere. Nel frattempo una rete di piccoli fablab è impegnata sul territorio nella stampa in 3D di questi “adattatori”. Una bellissima storia di impresa, che mette insieme ingenieri, grandi aziende e piccole realtà, in una filiera che fa incontrare il territorio con le multinazionali, tutte al servizio della Sanità.

Cosa significa fare impresa

Ora più che mai il futuro pone la sfida dell’adattamento: dobbiamo ripensare al nostro modo di stare nel mondo, essere parte attiva di questo cambiamento. Altrimenti, lo stiamo vedendo, le conseguenze possono essere drammatiche. Le aziende dovranno quindi essere flessibili, per sopravvivere, dovranno essere capaci di cogliere sfide inaspettate ed essere pronte a riconvertire la produzione.

I processi produttivi non possono che seguire l’andamento del mercato e dell’evoluzione tecnologica, che negli anni si è fatta sempre più rapida. L’obsolescenza digitale, che coinvolge a cascata anche una buona fetta della produzione totale, è inesorabile ed è un fattore cruciale con cui gli imprenditori si sono trovati a fare i conti. Basti pensare ad esempio all’evoluzione dei supporti per la riproduzione della musica, dal disco, alla cassetta, poi in rapida successione i cd, varie versioni di lettori mp3 e infine le playlist personalizzate in cloud sulle piattaforme di servizi in abbonamento come Spotify, Amazon Music. 

È vero però che ci sono aziende che hanno dovuto chiudere e che non hanno le strutture adatte ad una riconversione della produzione. 

È proprio in casi come questi che lo Stato deve intervenire. Lo Stato deve offrire una sponda forte e solida a quei settori che non hanno potuto tenere il passo con il nuovo. Ecco perché è importante lottare per un sistema pubblico, perché è fondamentale rispettare le Istituzioni: sono i baluardi della giustizia sociale nei momenti di difficoltà

Allo stesso modo però ogni imprenditore sa di assumersi il rischio di impresa in prima persona. Questo significa che può guadagnare profitti, come perdere il capitale, a seconda delle sue scelte e della capacità di capire i tempi che corrono, di riconvertire, di cavalcare le tendenze. 

Come agire in futuro

Questa emergenza è una disgrazia che ha colpito tanti e ci ha coinvolto tutti, dandoci modo di riflettere sul senso dello Stato e sulle motivazioni profonde che fanno di un gruppo una comunità. Nell’immaginare il nuovo inizio del settore produttivo, quindi, è importante provare a cogliere sprazzi di futuro per capire da dove ripartire, dove riposizionarsi e tornare a fare il giusto profitto, magari pensando prima di tutto a offrire servizi alla collettività, il nostro bene più prezioso.

Be the first to comment on "C’è carenza di presidi medici? il Governo approva un piano incentivi per riconvertire la produzione"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*